Dr. in Fisioterapia
Dr. Mag. in Scienze della Riabilitazione
Specialista in Terapia Manuale
Mi occupo di riabilitazione ortopedica praticamente da sempre.
Sono nato e cresciuto professionalmente lavorando a stretto contatto con chirurghi ortopedici ed artroscopisti occupandomi dell'immediato post-chirurgico e della gestione del recupero.
Con il tempo ho affinato la mia formazione in terapia manuale ortopedica approfondendo diversi approcci come il Sahrmann, il McConnell ed il Mulligan
Esercito la professione cercando una guida nelle evidenze scientifiche disponibili.
Utilizzo, nella mia pratica, sistemi di bio-feedback, sistemi di valutazione elettronica a la terapia fisica strumentale evoluta.
La chirurgia è “l’arte e la scienza di trattare le malattie, le lesioni e le deformità mediante interventi manuali e strumentali, per promuovere la guarigione e ristabilire la funzione”. Questa definizione sottolinea non solo il ruolo tecnico del chirurgo, ma anche l'importanza di un percorso successivo che accompagni il paziente nel ritorno alla piena funzionalità. In questo contesto, la fisioterapia si colloca come parte integrante del trattamento post-operatorio, garantendo il successo dell’intervento chirurgico e prevenendo complicanze.
Uno degli aspetti fondamentali della fase iniziale della riabilitazione è la gestione delle ferite chirurgiche. Queste non rappresentano solo una porta d’accesso per infezioni, ma anche un’area in cui è essenziale mantenere una cicatrizzazione ottimale per preservare il gesto chirurgico eseguito. La cura della ferita implica un’attenta igiene, il controllo dei segni di infezione (rossore, calore, dolore, secrezione) e, nei casi appropriati, tecniche specifiche di massaggio per evitare aderenze cicatriziali. Ad esempio, dopo una ricostruzione del legamento crociato anteriore (LCA), una cattiva gestione della ferita potrebbe compromettere non solo l’estetica ma anche la funzionalità del ginocchio, aumentando il rischio di rigidità articolare.
Allo stesso modo, per un intervento sulla cuffia dei rotatori, l’attenzione alla cicatrice chirurgica e alla mobilizzazione precoce dei tessuti adiacenti è cruciale per preservare la qualità del movimento della spalla e prevenire dolori cronici legati ad aderenze.
Un intervento chirurgico rappresenta sempre un compromesso temporaneo per il corpo, che necessita di tempo e strategie per adattarsi e guarire. Proteggere il gesto chirurgico eseguito è essenziale per evitare complicazioni come lesioni secondarie o il fallimento dell’intervento. Questo avviene attraverso una combinazione di immobilizzazione iniziale, limitazioni funzionali e graduale introduzione di carichi controllati.
Nel caso della ricostruzione del Legamento Crociato Anteriore (LCA), ad esempio, le prime settimane sono critiche: il neo-legamento deve essere protetto da eccessivi carichi di trazione o rotazione che potrebbero comprometterne l’integrazione. La progressione degli esercizi è studiata per rispettare i tempi biologici di guarigione dei tessuti, come l’osteointegrazione dei tunnel ossei e la maturazione del trapianto tendineo.
Per un intervento alla cuffia dei rotatori, il fisioterapista deve considerare la protezione delle suture effettuate. Movimenti attivi o carichi eccessivi nella fase precoce possono mettere a rischio la tenuta della riparazione. Ecco perché il recupero si basa su mobilizzazioni passive e tecniche di terapia manuale fino a quando i tessuti non acquisiscono una resistenza sufficiente.
Un aspetto chiave della riabilitazione post-chirurgica è la progressione basata su obiettivi specifici e non su scadenze temporali rigide. Ogni paziente è unico e risponde in modo diverso al trattamento; forzare il raggiungimento di una tappa prima che il corpo sia pronto può portare a risultati subottimali o, peggio, a regressi.
Per esempio, dopo un intervento di ricostruzione del Legamento Crociato Anteriore (LCA), il ritorno alla corsa non è concesso perchè sono trascorse un determinato numero di settimane dall'intervento chirurgico, ma dalla capacità del paziente di rispettare parametri funzionali specifici, come il recupero di una buona forza muscolare, un adeguato controllo propriocettivo e l’assenza di dolore o gonfiore.
Nel caso della cuffia dei rotatori, il passaggio agli esercizi di rinforzo attivo avviene solo quando la spalla ha recuperato una gamma di movimento funzionale senza dolore. La progressione tiene conto anche della qualità del controllo scapolare, fondamentale per garantire movimenti efficienti e proteggere l’articolazione dall’usura.
In questo percorso, il dialogo tra fisioterapista e paziente è fondamentale per monitorare i progressi e adattare il piano terapeutico alle esigenze individuali. L’obiettivo finale è sempre il recupero della piena funzionalità, ma ogni traguardo intermedio deve essere raggiunto in modo sicuro e sostenibile. Investire nel proprio recupero significa prendersi il tempo necessario per costruire basi solide, evitando di mettere a rischio i risultati dell’intervento chirurgico.
Il successo di una riabilitazione post-chirurgica non si misura solo nella velocità del recupero, ma nella qualità e nella stabilità del risultato a lungo termine. Proteggere il gesto chirurgico, rispettare i tempi biologici e lavorare per obiettivi sono i pilastri di un percorso che non solo restituisce funzionalità, ma garantisce benessere e sicurezza nel tempo.