Dr. in Fisioterapia
Dr. Mag. in Scienze della Riabilitazione
Specialista in Terapia Manuale
Mi occupo di riabilitazione ortopedica praticamente da sempre.
Sono nato e cresciuto professionalmente lavorando a stretto contatto con chirurghi ortopedici ed artroscopisti occupandomi dell'immediato post-chirurgico e della gestione del recupero.
Con il tempo ho affinato la mia formazione in terapia manuale ortopedica approfondendo diversi approcci come il Sahrmann, il McConnell ed il Mulligan
Esercito la professione cercando una guida nelle evidenze scientifiche disponibili.
Utilizzo, nella mia pratica, sistemi di bio-feedback, sistemi di valutazione elettronica a la terapia fisica strumentale evoluta.
Il piede piatto è una condizione comune nei bambini, caratterizzata dall’appiattimento dell’arco plantare e, in alcuni casi, da alterazioni della postura e della deambulazione. Sebbene spesso sia una variante fisiologica nei primi anni di vita, è essenziale monitorare il suo sviluppo e intervenire quando necessario, per prevenire disagi futuri. La valutazione professionale e il trattamento personalizzato, quando richiesto, sono le chiavi per un corretto approccio.
La valutazione del piede piatto deve essere effettuata idealmente intorno ai 5-6 anni di età, quando l’arco plantare inizia a formarsi stabilmente. Prima di questo periodo, la maggior parte dei bambini presenta una pianta del piede piatta dovuta a un cuscinetto adiposo naturale e alla lassità dei legamenti, fenomeni tipici dello sviluppo.
Durante la visita, il professionista analizzerà diversi aspetti, tra cui:
L’arco plantare: osservando se si solleva quando il bambino è sulle punte o quando il piede è scarico.
L’allineamento degli arti inferiori: valutando eventuali deviazioni assiali, come ginocchio valgo.
La mobilità articolare: verificando se il piede è flessibile o rigido.
La presenza di sintomi: come dolore, stanchezza precoce durante la camminata o alterazioni della postura.
In casi particolari, Lo Specialista Ortopedico potrebbe richiedere indagini strumentali aggiuntive, come una radiografia o una risonanza magnetica, per escludere condizioni più gravi, come il piede piatto rigido dovuto a anomalie scheletriche.
Nella maggior parte dei casi, il piede piatto può essere gestito con successo attraverso un trattamento conservativo. Tuttavia, una piccola percentuale di pazienti, generalmente inferiore al 10%, potrebbe necessitare di un intervento chirurgico. Questa opzione viene presa in considerazione quando il piede piatto è rigido o doloroso, non risponde adeguatamente ai trattamenti conservativi o si associa a deformità significative che compromettono la funzione e la qualità della vita del bambino.
Indicazioni all’intervento chirurgico
L’intervento chirurgico viene generalmente consigliato in presenza di:
Dolore persistente: che non migliora con plantari, esercizi e altri trattamenti conservativi.
Rigidità del piede: come nel caso di sinostosi tarsali (fusioni ossee congenite) o altre anomalie strutturali.
Deformità grave e progressiva: che compromette la deambulazione o genera disallineamenti secondari nelle articolazioni superiori, come ginocchia e anca.
Insuccesso dei trattamenti conservativi: quando le strategie riabilitative non sono in grado di alleviare i sintomi o di migliorare la funzione del piede.
Tra le tecniche chirurgiche per il piede piatto, l’artrorisi subtalare è una delle più comuni, soprattutto nei pazienti pediatrici. Questo intervento prevede l’inserimento di un piccolo impianto all’interno del seno del tarso, una cavità situata tra l’astragalo e il calcagno. L’obiettivo è correggere l’allineamento del piede, ripristinando la funzionalità dell’arco plantare senza bloccare completamente il movimento.
I vantaggi dell’artrorisi includono:
Minima invasività: l’intervento è rapido e richiede solitamente un breve periodo di riabilitazione.
Correzione reversibile: l’impianto può essere rimosso una volta che il piede ha completato il suo sviluppo, solitamente intorno ai 14-16 anni.
Osteotomie e allungamenti tendinei
In casi più complessi, soprattutto quando il piede piatto è associato a deformità rigide o gravi, il chirurgo potrebbe optare per:
Osteotomie: interventi che prevedono la sezione e il rimodellamento delle ossa del piede (ad esempio il calcagno) per ripristinare un corretto allineamento. Questi sono interventi più strutturali, indicati quando l’artrorisi da sola non è sufficiente.
Allungamenti dei tendini: come nel caso del tendine di Achille o dei muscoli posteriori della gamba, quando la loro retrazione contribuisce alla deformità. Questi interventi migliorano la flessibilità e riducono i sovraccarichi biomeccanici sul piede.
L’approccio chirurgico è sempre personalizzato e deciso dopo un’attenta valutazione del quadro clinico e delle esigenze specifiche del paziente. Dopo l’intervento, è fondamentale seguire un programma di riabilitazione per recuperare forza, mobilità e una corretta biomeccanica, assicurando così un ritorno graduale e sicuro alle attività quotidiane.
Quando il piede piatto è flessibile e non accompagnato da dolore o disfunzioni, il trattamento conservativo rappresenta la soluzione ideale. Questo approccio, mirato a migliorare la funzionalità del piede e la postura generale, si avvale di diversi strumenti e metodologie.
Plantari ortopedici personalizzati
I plantari ortopedici rappresentano uno degli strumenti principali per il trattamento conservativo. Realizzati su misura, tengono conto delle caratteristiche anatomiche del piede del bambino e delle sue necessità specifiche. Sebbene non correggano in modo definitivo il piede piatto, migliorano la biomeccanica del passo, riducono i sovraccarichi e aiutano a prevenire disagi futuri.
Scarpe adeguate, non ortopediche
Le scarpe svolgono un ruolo importante nel trattamento del piede piatto, ma è importante evitare l’uso indiscriminato di calzature ortopediche rigide, che potrebbero limitare il naturale sviluppo del piede. Si consiglia invece:
Scarpe flessibili e ben strutturate, che sostengano il piede senza immobilizzarlo.
Una suola con sostegno dell’arco plantare, ma non troppo rigida, per favorire il movimento naturale.
Contrafforti posteriori rinforzati, che migliorano la stabilità del tallone. È fondamentale che le scarpe siano comode, di qualità e ben proporzionate al piede del bambino, tenendo conto della crescita.
Esercizio terapeutico
L’esercizio terapeutico rappresenta una componente fondamentale del trattamento conservativo, poiché rafforza la muscolatura del piede e migliora il controllo motorio. Ecco alcuni esempi pratici:
Esercizi di rafforzamento muscolare:
Raccogliere oggetti piccoli (come biglie o fazzoletti) con le dita dei piedi.
Camminare sulle punte e sui talloni per stimolare la muscolatura plantare e dorsale.
Stretching dei muscoli posteriori:
Allungamento del tendine d’Achille e del tricipite surale, eseguendo esercizi come lo stretching in appoggio alla parete o il classico esercizio dello scalino.
Propriocezione e coordinazione:
Utilizzare superfici instabili come cuscini propriocettivi, tavolette oscillanti o camminare su terreni irregolari (es. sabbia o tappeti spessi).
Negli ultimi anni, le tecnologie avanzate hanno permesso di integrare strumenti propriocettivi computerizzati nel trattamento del piede piatto. Questi dispositivi, come pedane interattive o sistemi di biofeedback, aiutano a migliorare l’equilibrio e il controllo motorio del bambino in modo personalizzato e coinvolgente.
Durante le sessioni:
Il bambino esegue esercizi di equilibrio e stabilità su una pedana sensibile ai movimenti.
Il sistema fornisce feedback visivo o auditivo in tempo reale, permettendo al piccolo paziente di correggere la postura e migliorare il controllo del piede.
L’intervento è modulabile e può essere adattato alle esigenze specifiche del bambino, aumentando progressivamente la difficoltà.
L’utilizzo di questi strumenti, sotto la guida di un professionista, consente di potenziare i risultati della riabilitazione in modo mirato e scientificamente validato.
L’esame baropodometrico è uno strumento avanzato che consente di valutare la distribuzione delle pressioni plantari sia in posizione statica sia durante il cammino. È particolarmente utile per analizzare in modo dettagliato la funzionalità del piede e identificare eventuali squilibri o sovraccarichi.
Durante l’esame, il bambino cammina o si posiziona su una pedana sensibile alle pressioni. I dati raccolti mostrano:
La distribuzione del carico: evidenziando se il peso è distribuito in modo uniforme tra le due piante del piede.
Il baricentro: fondamentale per capire eventuali alterazioni posturali.
Le fasi del passo: permettendo di individuare anomalie biomeccaniche.
Le informazioni ottenute aiutano il professionista a:
Progettare plantari su misura in modo più preciso.
Personalizzare il programma di esercizi terapeutici.
Monitorare i progressi nel tempo.
È importante sottolineare che l’esame baropodometrico non è invasivo e può essere eseguito già a partire dai 5 anni. Deve però essere interpretato da un professionista esperto, poiché i risultati variano in base all’età, al peso e alla struttura corporea del bambino. Prendersi cura del piede piatto significa garantire un futuro senza disagi motori o dolori cronici. Grazie a un approccio conservativo integrato, che combina plantari personalizzati, esercizio terapeutico e strumenti tecnologici avanzati, è possibile migliorare la qualità della vita del bambino, sostenendo il naturale sviluppo del piede.