Dr. in Fisioterapia
Dr. Mag. in Scienze della Riabilitazione
Specialista in Terapia Manuale
Mi occupo di riabilitazione ortopedica praticamente da sempre.
Sono nato e cresciuto professionalmente lavorando a stretto contatto con chirurghi ortopedici ed artroscopisti occupandomi dell'immediato post-chirurgico e della gestione del recupero.
Con il tempo ho affinato la mia formazione in terapia manuale ortopedica approfondendo diversi approcci come il Sahrmann, il McConnell ed il Mulligan
Esercito la professione cercando una guida nelle evidenze scientifiche disponibili.
Utilizzo, nella mia pratica, sistemi di bio-feedback, sistemi di valutazione elettronica a la terapia fisica strumentale evoluta.
Le fratture del polso, e in particolare quelle che coinvolgono il radio distale, rappresentano una delle lesioni più comuni che interessano i nostri arti superiori. Immaginate, infatti, che circa il 10-15% di tutte le fratture ossee riguarda proprio questa zona. Un dato significativo, che ci fa capire quanto sia importante affrontare correttamente questo tipo di problematica.
Queste fratture possono colpire persone di ogni età, ma è un dato di fatto che la loro incidenza aumenti con il passare degli anni, soprattutto nelle donne dopo la menopausa. Questo è strettamente legato all'osteoporosi, una condizione cheFragilizza le ossa e le rende più vulnerabili.
Se dovessimo identificare un "paziente tipo", potremmo pensare a una donna di età superiore ai 60 anni, magari con una diagnosi di osteoporosi, che a seguito di una caduta, riporta una frattura del radio distale. Ma attenzione, questa è solo una rappresentazione statistica: le fratture del polso possono interessare anche uomini e persone più giovani, soprattutto in caso di traumi ad alta energia come incidenti stradali o infortuni sportivi.
Quando parliamo di fratture del polso, è fondamentale distinguere tra fratture articolari e non articolari. Questa distinzione è cruciale perché influenza la scelta del trattamento più adeguato.
Prendiamo ad esempio una frattura non articolare, come la frattura di Colles. In questo caso, la frattura interessa l'osso, ma non coinvolge la superficie articolare del radio. Questo tipo di frattura è spesso più stabile e, di conseguenza, può essere trattato con successo attraverso l'immobilizzazione del polso con un gesso o un tutore per diverse settimane.
Diverso è il discorso per una frattura articolare, come la frattura di Barton. Qui, la frattura si estende alla superficie articolare del radio, quella che consente il movimento del polso. Questo rende l'articolazione instabile e richiede un intervento più mirato per ripristinare la corretta anatomia e prevenire l'artrosi, ovvero l'usura della cartilagine articolare.
La scelta tra immobilizzazione e chirurgia dipende da diversi fattori. Oltre al tipo e alla gravità della frattura, è necessario considerare l'età e le condizioni generali del paziente, nonché le sue richieste funzionali. Ad esempio, una persona anziana con basse richieste funzionali potrebbe beneficiare di un trattamento conservativo con immobilizzazione, mentre un paziente più giovane e attivo potrebbe necessitare di un intervento chirurgico per ottenere un recupero ottimale.
Ma quali sono le opzioni di trattamento chirurgico disponibili?
In alcuni casi, si può optare per una riduzione chiusa e fissazione percutanea. Questa tecnica prevede l'utilizzo di fili di Kirschner, sottili aghi metallici, per stabilizzare la frattura senza la necessità di incisioni chirurgiche estese. È una soluzione মিনিinvasiva, adatta a fratture articolari semplici e stabili dopo la riduzione.
Quando la frattura è più complessa o instabile, invece, si ricorre alla riduzione aperta e fissazione interna con placca e viti. In questo caso, viene eseguita un'incisione chirurgica per esporre la frattura, ridurre i frammenti ossei e fissarli con una placca e viti. Questa tecnica consente di ottenere una maggiore stabilità e un ripristino più preciso dell'anatomia articolare.
In alcune situazioni selezionate, può essere utile l'artroscopia. Questa tecnica mini-invasiva prevede l'utilizzo di una piccola telecamera e strumenti chirurgici miniaturizzati per visualizzare e trattare la frattura dall'interno dell'articolazione. L'artroscopia è particolarmente indicata in caso di fratture articolari associate a lesioni legamentose.
Dopo l'immobilizzazione o l'intervento chirurgico, la riabilitazione è un passaggio fondamentale per recuperare la funzionalità del polso.
La riabilitazione post-chirurgica si articola in diverse fasi. Inizialmente, ci si concentra sul controllo del dolore e dell'edema, e si inizia la mobilizzazione delle dita e del gomito. Successivamente, si passa alla mobilizzazione attiva del polso e agli esercizi di rinforzo muscolare. Infine, si mira al recupero completo della mobilità e della forza, per consentire al paziente di tornare alle attività quotidiane e lavorative.
Anche la riabilitazione dopo immobilizzazione prevede un percorso graduale. Si parte con esercizi isometrici, per poi passare alla mobilizzazione attiva del polso e agli esercizi di rinforzo muscolare. L'obiettivo finale è il recupero completo della funzionalità, proprio come nel caso della riabilitazione post-chirurgica.
La riabilitazione rappresenta un pilastro fondamentale, tanto dopo un periodo di immobilizzazione quanto in seguito a un intervento chirurgico. Il suo scopo principale è duplice: da un lato, mira a restituire al polso la sua piena funzionalità, consentendo al paziente di tornare a svolgere le attività di vita quotidiana, lavorative o sportive; dall'altro, si prefigge di prevenire l'insorgere di complicanze che potrebbero compromettere il recupero, come la rigidità articolare o la sindrome dolorosa regionale complessa (CRPS).
È cruciale sottolineare che, sebbene forniremo indicazioni temporali, il reale avanzamento nel percorso riabilitativo dipende in larga misura dal raggiungimento di specifici obiettivi funzionali. Questi obiettivi variano da persona a persona, in base al tipo di frattura, all'età, alle condizioni generali e alle richieste funzionali individuali. Pertanto, è essenziale che la riabilitazione sia personalizzata e adattata alle esigenze di ciascun paziente.
Fasi della riabilitazione post-chirurgica
Nelle prime due settimane dopo l'intervento, la fase iniziale della riabilitazione si concentra sul controllo del dolore e del gonfiore. In questa fase, l'obiettivo è ridurre l'infiammazione e proteggere la zona operata. Vengono utilizzate tecniche di mobilizzazione dolce delle dita e del gomito per prevenire la rigidità articolare. Il paziente può essere invitato a indossare un tutore per proteggere il polso durante le attività quotidiane.
Tra la seconda e la sesta settimana, si entra nella fase intermedia, in cui si introduce gradualmente la mobilizzazione attiva del polso. Il paziente inizia a eseguire esercizi di flessione, estensione, deviazione radiale e ulnare, movimenti che consentono di recuperare la mobilità articolare. Vengono introdotti anche esercizi di rinforzo muscolare isometrici, ovvero contrazioni muscolari senza movimento, per iniziare a rafforzare i muscoli che stabilizzano il polso.
Superata la sesta settimana, si passa alla fase avanzata, che può protrarsi anche oltre la dodicesima settimana. In questa fase, l'obiettivo è il recupero completo della mobilità e della forza del polso. Gli esercizi di rinforzo muscolare diventano più intensi, con l'utilizzo di pesi o elastici. Vengono introdotti esercizi di propriocezione, che mirano a migliorare l'equilibrio e la coordinazione dei movimenti. Infine, si সিমula il gesto atletico o lavorativo specifico, per consentire al paziente di tornare a svolgere le attività che gli sono proprie.
Fasi della riabilitazione dopo immobilizzazione
Anche la riabilitazione dopo un periodo di immobilizzazione prevede un percorso graduale. Nelle prime quattro settimane, la fase iniziale è focalizzata sul controllo del dolore e dell'edema. Vengono eseguiti esercizi isometrici per mantenere attiva la muscolatura, evitando movimenti che possano compromettere la guarigione.
Tra la quarta e l'ottava settimana, dopo la rimozione del gesso o tutore, si passa alla fase intermedia. In questa fase, si inizia la mobilizzazione attiva del polso, con esercizi di flessione, estensione, deviazione radiale e ulnare. Vengono introdotti esercizi di rinforzo muscolare con l'ausilio di una banda elastica, per un rinforzo progressivo e controllato.
Oltre l'ottava settimana, si entra nella fase avanzata, in cui si persegue il recupero completo della mobilità e della forza. Gli esercizi diventano più intensi, con l'utilizzo di attrezzi come pesi o palle da tennis. Vengono svolti esercizi specifici per il ritorno alle attività quotidiane, sportive o lavorative, simulando i gesti che il paziente dovrà compiere.